Che cosa è la celiachia?

La celiachia è una malattia immuno-mediata dell’intestino tenue, causata da una reazione alla gliadina, proteina componente il glutine che si trova  nei cereali, quali il frumento, il farro, il segale, l’orzo e il kamut.

Nei soggetti geneticamente predisposti, l’assunzione di alimenti contenenti il glutine o tracce di glutine provoca la reazione immunitaria anomala dell’intestino tenue. Ne consegue un’infiammazione cronica dell’intestino tenue che ha come conseguenza la scomparsa dei villi intestinali. I villi rivestono le pareti dell’intestino che  nell’individuo sano  hanno la funzione di assorbire le sostanze nutritive essenziali all’organismo. Nell’individuo celiaco, i villi regrediscono e la mucosa intestinale è danneggiata in misura proporzionale alla gravità dell’infiammazione, per cui l’intera superficie di assorbimento delle sostanze nutritive si riduce o scompare  con conseguente malassorbimento.

Diffusione

La celiachia è una delle patologie più frequenti, in quanto colpisce circa l’1% della popolazione a livello nazionale e mondiale. In Italia, secondo i dati epidemiologici del 2014, risultano oltre 170.000 celiaci diagnosticati e con un trend in crescita dei celiaci non diagnosticati di circa 400.000 soggetti. La celiachia si distingue dalla NCGS (Non-Celiac Gluten Sensitivity, sensibilità al glutine non celiaca), in quanto quest’ultima è caratterizzata da sintomi intestinali, e non, correlati con l’ingestione di glutine in soggetti senza positività per i markers della celiachia e con una mucosa intestinale normale.

Celiachia e genetica

La celiachia è una patologia multifattoriale in cui sono coinvolti fattori ambientali (il glutine) e fattori genetici. Il ruolo della componente genetica è dimostrato dalla ricorrenza familiare della celiachia, circa dieci volte più comune nei parenti di primo grado rispetto alla popolazione generale. I marcatori genetici della predisposizione alla celiachia sono localizzati sul cromosoma 6 nella regione HLA-DQ2 e HLA-DQ8. La celiachia è una patologia  con produzione di autoanticorpi contro la trasglutaminasi tissutale, un enzima del tessuto connettivo.

La celiachia si verifica in qualunque età della vita, dall’infanzia alla senescenza,  può manifestarsi in forma classica, in forma subclinica e in forma completamente asintomatica (Malattia celiaca silente e latente).

  • La forma classica prevale nei bambini nei quali è stata fatta la diagnosi nei primi anni di vita ed è conseguente ad un danno esteso della mucosa intestinale. La sintomatologia può insorgere già dopo pochi mesi dall’assunzione del glutine ed è caratterizzata dalla presenza di diarrea cronica, addome globoso, arresto della crescita, anemia, dolore addominale, vomito, anoressia, alterazione dell’umore e ipoproteinemia.
  • La forma di celiachia atipica o subclinica si manifesta anche in età adulta senza una precisa sintomatologia intestinale con manifestazioni che interessano altri organi ed apparati. I sintomi che accompagnano questa forma di celiachia sono la stipsi, il meteorismo, i dolori addominali ricorrenti, la stanchezza cronica, i dolori muscolari, la dermatite, l’alopecia aerata, la vitiligine, l’osteoporosi e la psoriasi.
  • La malattia celiaca silente è una condizione in cui la malattia, pur essendo presente, non si è ancora manifestata. Si tratta di soggetti che presentano una mucosa intestinale normale in presenza di marcatori sierologici positivi.

Inoltre, la celiachia può essere associata a diverse patologie, quali la tiroidite di Hashimoto e il morbo di Graves, il diabete melito di tipo 1, il lupus eritimatoso  e l’artrite reumatoide.

Le linee guida per verificare la presenza della celiachia suggeriscono diversi markers tra i quali, gli anticorpi antigliadina (AGA), gli anticorpi antiendomisio (EMA) e gli anticorpi antitransglutaminasi tissutali (anti-tTG),

Inoltre, è consigliata la biopsia duodenale, volta a individuare le tipiche lesioni intestinali provocate dalla celiachia.

Esiste attualmente un metodo semplice, rapido e non invasivo per conoscere, mediante il test genetico, l’esistenza del rischio di celiachia. Per condurre l’analisi è sufficiente un piccolo campione di saliva, raccolto mediante un tampone orale. Il test genetico è consigliabile anche per impostare  in maniera corretta il piano nutrizionale, in modo tale da diminuire l’infiammazione presente nell’organismo causata non solo dal glutine, ma anche da un’alimentazione scorretta.

In conclusione per la remissione dei sintomi della celiachia si consiglia la restrizione degli alimenti contenenti il glutine, con l’avvertenza che anche gli alimenti “gluten free” contengono una piccolissima quantità di glutine inferiore a 20 parti per milione.

Scritto da: Elena Morosanu, Biologa Nutrizionista esperta in Nutrigenetica